Pur essendo un campione che ha già lasciato il segno nel mondo del tennis, anche Sinner è un essere umano. Il suo gesto ha spiazzato tutti.
Nel tennis moderno, dominato da numeri, classifiche e record, Jannik Sinner continua a distinguersi per qualcosa che va oltre la potenza dei colpi o la lucidità tattica: la qualità umana. Un aspetto che negli ultimi anni è emerso con sempre maggiore chiarezza, soprattutto fuori dal campo, dove l’altoatesino ha costruito un’immagine coerente, mai sopra le righe, lontana da qualsiasi forzatura mediatica. Sinner è diventato un riferimento non solo sportivo ma anche di valori. Il suo modo di porsi è sempre lo stesso, sia davanti a un centrale gremito sia in un contesto più intimo. Poche parole, scelte con attenzione, nessuna ricerca di consenso facile. Un atteggiamento che si riflette anche nel rapporto con il pubblico, basato su rispetto reciproco e autenticità. Non c’è distanza artificiale, ma nemmeno confidenza costruita, perché Sinner si mostra per quello che è, senza maschere. Che piaccia o no.
Questo approccio si è tradotto anche in iniziative concrete di beneficenza, culminate nella nascita della Jannik Sinner Foundation, un progetto strutturato e ufficiale che mira a sostenere bambini e giovani attraverso sport ed educazione. Non un’operazione d’immagine, ma un percorso pensato con criteri chiari, partnership solide e obiettivi misurabili. Sinner non ama sbandierare queste iniziative, e forse è proprio questo a renderle più credibili. Accanto alla fondazione, ci sono poi gesti più piccoli ma non meno significativi. L’attenzione verso gli animali, la sensibilità dimostrata in più occasioni nei confronti di realtà legate all’adozione e alla tutela, il rispetto mostrato verso avversari in difficoltà durante le partite. Episodi che non fanno classifica, ma raccontano una personalità rara nel panorama sportivo contemporaneo. Sinner, insomma, sembra incarnare una figura sempre più preziosa, che coincide con quella dello sportivo che non separa il campione dall’uomo. Ed è forse anche per questo che il pubblico lo sente vicino, lo difende, lo segue con un coinvolgimento che va oltre il semplice tifo.
Carlos Bernardes, l’arbitro che ha attraversato generazioni: l’omaggio di Sinner
È in questo contesto che va letto uno dei retroscena più significativi delle ATP Finals 2024 di Torino. Al termine della finale, davanti a migliaia di spettatori, Sinner ha scelto di usare il suo spazio non per parlare di sé, ma per rendere omaggio a un uomo che con il tennis ha condiviso una vita intera: Carlos Bernardes. Celebriamo il grande Carlos Bernardes all’ultimo match della carriera – disse Sinner al microfono, sorprendendo pubblico e addetti ai lavori. Un gesto spontaneo, non dovuto, che ha colpito profondamente l’arbitro brasiliano. Bernardes, ripensando a quel momento, ha raccontato: “Bel ricordo, inaspettato perché quello è un momento dei giocatori e per i giocatori. Molto bello devo dire. Nel corso di quell’anno molti mi hanno salutato in modo speciale”.

Carlos Bernardes, l’arbitro che ha attraversato generazioni: l’omaggio di Sinner – Campionatistudenteschi.it (screen Youtube)
Carlos Bernardes non è stato un arbitro qualunque. Brasiliano, oltre trent’anni ai massimi livelli, ha diretto più di 8.000 partite, incluse finali Slam, match olimpici e alcune delle sfide più iconiche dell’era moderna. È stato testimone diretto del passaggio da Sampras e Agassi a Federer, Nadal, Djokovic, fino alla generazione di Sinner e Alcaraz. La sua cifra distintiva è sempre stata la stessa: equilibrio, fermezza e rispetto. Anche nei momenti di tensione, Bernardes ha mantenuto un’autorità mai arrogante, consapevole che arbitrare non significa solo applicare il regolamento, ma gestire persone, emozioni, carriere. Che l’omaggio finale sia arrivato proprio da Sinner forse non è stato solo un caso.
Lacrime Sinner, il suo gesto ha lasciato il segno: nessuno se l'aspettava - campionatistudenteschi.it (screen Youtube)






