Sinner auspicava di chiudere, con la fine del 2025, anche tutto il pesantissimo bagaglio legato al Clostebol. Purtroppo non è stato così: è bufera.
C’è un dato che racconta più di ogni altro la dimensione raggiunta da Jannik Sinner: la sua stagione 2025 è stata una delle più dominanti degli ultimi anni pur essendo, di fatto, incompleta. Nove mesi effettivi di attività, un’interruzione forzata che avrebbe potuto spezzare ritmo e continuità, eppure il bilancio finale resta da fuoriclasse assoluto. Titoli pesanti, rendimento costante nei tornei che contano e una crescita tecnica che lo ha reso il riferimento del circuito insieme a Carlos Alcaraz. Archiviato un anno così intenso, Sinner ha scelto di non concedersi pause superflue. La preparazione al 2026 è già entrata nella fase centrale, con il lavoro impostato su basi ormai collaudate.
Dal punto di vista tecnico, l’obiettivo è chiaro: consolidare un servizio diventato meno spettacolare ma più affidabile, aumentare l’efficacia nei punti rapidi e continuare a costruire il vantaggio dalla risposta, colpo che nel 2025 lo ha reso quasi ingiocabile. Mentalmente, invece, Sinner lavora sulla gestione della pressione. Non è più la sorpresa del circuito, ma uno dei bersagli principali. Ogni torneo, ogni match, ogni avversario lo affronta con l’idea di battere “il numero uno o due del mondo”. Il paradosso è che il 2025, pur chiuso con risultati eccellenti, lascia ancora la sensazione di un potenziale non del tutto espresso. Proprio perché questa stagione, segnata da una lunga interruzione tra febbraio e maggio, è stata vissuta come una rincorsa continua. Nel 2026, senza stop e con una preparazione completa, Sinner potrà finalmente misurarsi con un’annata “normale” per un campione del suo livello. Ed è qui che si inserisce l’altra faccia della storia.
Il prezzo dello stop: quanto è costato davvero il caso Clostebol
La sospensione accettata da Jannik Sinner per chiudere definitivamente il caso Clostebol non ha avuto solo un impatto sportivo. Dal punto di vista economico, il conto è stato salato. Secondo le stime, lo stop di tre mesi è costato al tennista italiano circa sei milioni di euro in mancati guadagni, una cifra che fotografa la dimensione dell’atleta che è diventato. Durante il periodo di inattività, Sinner è stato costretto a saltare quattro Masters 1000: Indian Wells, Miami, Montecarlo e Madrid. Tornei che oggi rappresentano una fetta fondamentale del business ATP, non solo per il prestigio ma anche per i montepremi. Vincere uno di questi eventi significa incassare cifre che si avvicinano o superano il milione di euro. Anche senza ipotizzare vittorie, la semplice partecipazione, unita ai bonus di rendimento, avrebbe garantito introiti significativi.

Il prezzo dello stop: quanto è costato davvero il caso Clostebol – campionatistudenteschi.it (screen Youtube)
Ma il danno economico non si ferma qui. L’assenza forzata ha impedito a Sinner di raggiungere il numero minimo di presenze nei Masters 1000 necessario per accedere al cosiddetto Bonus Pool di fine stagione. Un meccanismo che premia i giocatori più continui nei tornei principali e che, nel suo caso, avrebbe fruttato oltre due milioni di euro. Sommati ai premi potenziali persi nei tornei saltati, il totale dei mancati incassi arriva appunto intorno ai sei milioni. Il dato colpisce soprattutto se confrontato con il fatturato complessivo della “azienda Sinner”: circa 66 milioni di euro nel 2025 tra montepremi, sponsorizzazioni e bonus. Numeri da top globale, che rendono ancora più evidente quanto pesi, oggi, ogni singola scelta sulla carriera di un campione.
Bufera Sinner, spunta ancora il Clostebol: stavolta la paga carissima - campionatistudenteschi.it (screen Youtube)






